Mastro Sponge, affacciato dalla torre di ponente osservava le nuvole all'orizzonte. ...pensava... Gli capitava raramente di avere tempo per far vagare libera la mente, i troppi impegni gli impedivano di prendersi qualche momento solo per sè.
Ma questa volta, rapito dal gioco di colori che il sole morente regalava sulle nubi della sera, immemore degli oneri derivanti dal suo rango, ripercorreva gli ultimi anni della sua vita.
Era strano come proprio lui, abituato a calcolare ogni minimo particolare, solito rinnegare il caso e le sue leggi, avesse assaporato così tante volte il gusto della sconfitta.
Ripensava a Dulcinea, la sua prima casa, in quel lontano Reign of Darkness il cui ricordo sconfina ormai dalla storia alla leggenda. Ancora si domandava come aveva potuto perderla, dopo tutti i sacrifici per portarla ad uno splendore che solo occhi inesperti avrebbero giudicato passeggero. E le sue domande non avevano risposta.
Ripensava al suo esilio a Ixia, un allontanamento volontario, dettato dal desiderio di cambiare vita, di tagliare definitivamente con il passato. Aveva assunto il nome di Nadril, aveva abbandonato le vesti del re per prendere quelle del soldato di ventura. Ma...non era quella la sua strada...
Ripensava a Wyrd, che più di una città era stata una figlia per lui. Eppure anch'essa svanita in un lampo, senza un perchè, senza un addio.
Più riaffioravano questi ricordi più si sentiva inerme, incapace di assomigliare a quell'ideale di uomo faber fortunae suae (artefice del suo destino), che tanto lo aveva affascinato in gioventù. Sentiva il peso di essere un semplice mortale.
Ma inspiegabilmente ardeva in lui una fiamma che neppure le terre gelate di Ixia erano riuscite a soffocare. La convinzione di avere ancora molto da offrire e la certezza che il domani sarebbe stato migliore l'avevano sostenuto e, se possibile, rafforzato.
Aveva ricostruito Wyrd con le sue mani e con l'aiuto del suo popolo. Ed ora una nuova città prosperava, nella sua nuova casa batteva nuovamente la sua bandiera, che con il motto post nubila Phoebus (dopo la pioggia, il sereno) ricordava a tutti che nessun ostacolo era impossibile da superare... ...ogni volta che la guardava, un moto di orgoglio misto a premurosa preoccupazione gli prendeva il cuore...
All'improvviso una leggera brezza lo portò a riscuotersi dalle sue meditazioni. Distolse gli occhi dall'orizzonte e subito gli giunsero all'orecchio i suoni soffocati di una città ancora in fermento nelle ore della sera. Si preparava la guerra.
Dopotutto, nonostante avesse toccato con mano come la gloria terrena non fosse imperitura, nessuno poteva obiettare che non offrisse una certa soddisfazione nell'immediato. ...sorrise... Qualche soddisfazione aveva finalmente voglia di prendersela.
Discese le scale della torre, sellò la sabretooh e legò il bagaglio.
Si congedò dal consiglio e partì alla volta del Tempio.
Alla vigilia di avvenimenti così importanti, era ansioso di rivedere i suoi amici e compagni per discutere con loro le novità. Inoltre aveva promesso di portare un omaggio, proveniente dai migliori vigneti di Wyrd, al suo Signore. E lui non mancava mai alla parola data. Ormai la città poteva decisamente fare a meno di lui per qualche giorno.
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