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 Oggetto del messaggio: Arkham - Orchi
MessaggioInviato: 13/04/2008, 16:00 
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L'onnipresente
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La pioggia fuori imperversava, lo scroscio dell’acqua sulla tenda creava una rilassante melodia.

Duncan Master imprigionato nel suo nuovo e da lui odiato corpo cercava di ragionare su le migliori strategie da attuare per distruggere i nemici, ma il rumore della pioggia lo riportava agli avvenimenti di parecchi anni prima…

“Duncan è sicuramente una trappola, questa foresta è perfetta per un agguato” diceva con tono impaurito il sergente delle truppe di Duncan;
“Lo so” rispose egli “ma non mi posso ritirare di fronte a questa sfida” continuò “capiranno tutti che non esiste nemico che possa rivaleggiarmi!… capiranno tutti che mi dovranno obbedienza assoluta e che il mondo non è altro che la mia sala giochi privata whahahahahahah”

La risata fu amplificata enormemente dal fragore di un tuono che arrivò nello stesso momento e di un fulmine che accese il tetro celo ricoperto di strane e mistiche nubi nere.

Duncan forte della sua magia capace di radere al suolo una città con un solo colpo tendeva a stare solo e si circondava solo di pochi e devoti seguaci, chi esperti nell’uso della spada chi della magia, e di una moltitudine di abomini privi di volontà creati per lui da uno di questi seguaci, un chierico del male. E questa battaglia non fu diversa dalle altre, infatti, lui era in compagnia solo di 5 suoi devoti discepoli e aveva lasciato gli abomini poco dietro a combattere contro i soldati umani che li avevano sfidati all’ingresso della foresta mentre lui andava avanti alla ricerca dei suoi veri avversari, i comandanti di quelle truppe.

Procedeva dritto per la sua strada ma i suoi sensi lo avvertivano del cambiamento della pressione nell’aria man mano che proseguiva e tutto ciò non lo tranquillizzava affatto ma non lasciava trasparire nessuna emozione; passò poco che giunse in una piccola piana nel mezzo della foresta dove trovò e sue vittime…

“Finalmente ci siamo piccoli pidocchi…ora conoscerete la forza e la collega del mago oscuro più potente del mondo”gridava Duncan con un’arroganza fuori dal comune e una fermezza che mettevano paura e la sete di sangue traspariva da ogni suo gesto; ma tutto ciò era comprensibile visto la sua fama di stregone immortale.

“Bhe fossi in te non sarei così sicuro di te stesso”replicò il gran sacerdote di fronte a lui “sappiamo bene contro stiamo combattendo, conosciamo bene la tua forza, ma sei tu che stavolta sottovaluti noi, siamo preparati a combattere e a distruggerti” al pronunciare di queste parole i seguaci del gran sacerdote si scagliarono contro gli adepti dello stregone impegnandoli in uno scontro senza esclusione di colpi sia di spada che di magia; e mentre i colpi tuonavano tutti intorno i due non distoglievano lo sguardo l’uno dall’altro.

Nella mente di Duncan si formavano quelle che sarebbero state le sue mosse come fosse una partita a scacchi e tutti i suoi nervi erano tesi al massimo e la sua concentrazione era massima, ma fu tardi quando si accorse che le labbra del gran sacerdote si stavano muovendo nascostamente pronunciano sorde parole che non lasciavano presagire niente di bello;
deciso a chiudere subito la partita timoroso di quello che stava accadendo si scagliò sulla sua vittima pronto a tranciarlo con una lama di luce che stava creando con un antica formula mentre si scagliava sulla sua vittima ma arrivato a metà strada il suo avversario gridò “troppo tardi mi dispiace” e 5 alberi tutti intorno a quella piana rivelarono uno strano marchio rosso sangue inciso sulla corteccia e di un tratto Duncan realizzò che era la sua fine.

Decise allora di giocarsi il tutto per tutto, balzò in aria spiccando il volo e fermatosi in aria levitando si mise a pronunciare il suo più forte incantesimo, un incantesimo proibito della magia degli antichi pronto a devastare tutto, seguaci compresi se fosse stato necessario per salvarlo, ma non ebbe tempo e il tronco degli alberi brillarono di luce bianca e colpirono lo stregone con un forte raggio che lo paralizzò all’istante.

Dalla terra apparve un altare di pietra con sopra un corpo di un orco privo di vita, “So bene che ucciderti non servirebbe a nulla, sei già risorto altre volte e la leggenda che ti circonda dice che tu domini la morte, quindi abbiamo deciso di relegarti in un altro corpo, un corpo diverso dal tuo, un corpo con cui non potrai praticare più la tua magia o almeno non a questi livelli, un corpo che ti renderà alla stregua degli altri mortali” a queste parole ne seguirono delle altre in lingua antica e le urla malamente trattenute di Ducan divennero strazianti e riecheggiavano in tutta la foresta. Cominciò a piovere molto violentemente, ma le urla sembravano squarciare il cielo.

Duncan si sentì dilaniare dall’interno come se tutto il corpo andasse in frantumi e quando infine realizzò guardando verso sopra che era già stato separato dal suo vecchio corpo e stava per essere immesso nel suo nuovo guscio. Dal quel momento in poi finirono i ricordi di quella notte e cominciano i racconti dei suoi discepoli.

Passarono dei giorni prima che riprendesse conoscenza e stando a quello che i suoi discepoli gli raccontarono pare che il suo corpo finito il rituale esplose nell’aria in mille pezzi, i quali presero a fuoco e cadendo crearono una pioggia di fiamme che si spensero nel cadere confondendosi con la pioggia. Gli adepti del gran sacerdote si ritirarono lasciando alcuni degli adepti dello stregone molto malconci. La fine dello stregone fu anche la fine di tutto il resto, il potere da cui si alimentavano i suoi seguaci terminò rendendoli molto più deboli tanto che gli abomini si dissolsero e che 3 dei 5 adepti decisero di andarsene e di rifugiarsi da qualche parte al sicuro.

Passarono degli anni e lo stregone acquistò familiarità con il suo nuovo ma ancora detestato corpo e riuscì a riacquistare parte della sua magia, ma neanche un decimo del suo vecchio potere, e che combinata con la sua naturale forza da orco lo resero molto temuto e rispettato lo stesso.

Ma il suo nuovo potere non gli permetteva di fronteggiare facilmente nemmeno una decina di nemici assieme figurarsi sconfiggere interi eserciti come prima. Questa situazione lo tormento per parecchio tempo, e per tutto quel tempo decise di rimanere isolato, nascosto nei meandri della terra a cercare risposte, perché non lo avevano ucciso dopo averlo messo in questo nuovo corpo, come avrebbe fatto da ora in poi, come avrebbe vissuto, cosa stava tramando ancora il gran sacerdote, tante erano le domande, ma nessuna risposta.

Presa coscienza che forse il gran sacerdote non lo uccise a suo tempo perché quel rituale gli costò molta energia se non la vita prese coscienza di ciò che lo circondava, ma i tetri luoghi che aveva frequentato portavo con loro solo un nome Chainer. Tutto quello che sapeva era che Chainer era molto famoso nelle sue terre in quanto valente generale del male, il quale aveva il permesso di comandare una delle armate demoniache più grandi dell’inferno e reggente anche di uno dei 5 segreti dell’inferno in grado di donare enormi poteri magici al suo possessore.

Lo stregone deciso a lungo e invano di cercarlo ma tutto il suo sforzo fu inutile perché prossimo alla resa fu lui ad essere trovato da Chainer, che lo fissò, povero e mendicante preso dal freddo in un cantuccio di una grotta e fissandolo con uno sguardo gelido disse solo una parola “Ashenvale” e poi scomparve nel nulla come rapito da invisibili mani.

La ricerca di Ashenvale non fu molto difficile, almeno non quanto non farsi uccidere dal suoi occupanti. Infine preso dalla fame e dalla stanchezza venne fatto prigioniero e condotto al cospetto del loro sovrano, Lord Illidan.

Non fu facile il dialogo fra loro; gli elfi sentivano distintamente l’essenza del male trapelare da lui e anche la sua potenza e pericolosità, e il suo non controllo e la sua arroganza lo rendevano ancora più pericoloso e intollerante. Dal canto suo la loro esistenza stessa lo irritava e non faceva che giurare di sterminarli tutti. Sembrava impossibile che ne uscisse vivo da quel incontro, ma inspiegabilmente Lord Illidan si mostrò particolarmente generoso verso lo straniero e fatto liberare dalle catene lo fece condurre nella sua abitazione e intraprese con lui una discussione privata e lo fece anche rifocillare.

Dapprima il cibo degli elfi lo bruciava da dentro ad ogni boccone, ma la necessità lo spinse ad andare avanti ma poi pian piano, quel cibo lo stava cambiando e le parole di Illidan gli permisero di dare tanto altre risposte alle sue domande.
Dopo dei mesi Illidan imparò a rispettare più che a temere il potere di Duncan e quest’ultimo apprese il rispetto e la collaborazione.

Lo stregone era restio a restare in quel luogo ma non sapeva dove andare quando una notte fu svegliato da una strana presenza invisibile, si precipitò fuori dal suo giaciglio ma a parte il freddo non trovò altro fuori, e decise di rincasare quando un sibilo del vento si trasformò in una frase e in quella riconobbe la voce di Chainer. Il mattino dopo decise di partire e salutato il suo nuovo amico si incammino scortato per la foresta ma prima dei separarsi chiese ad Illidan perché non lo uccise al loro primo incontro e gli fu risposto “non ti è mai capitato di avere come delle rivelazioni portate dal vento? Ebbene”fece Illidan mentre sul suo volto si dipingeva una strana smorfia “io ne ho avuta una su di te la notte prima di catturarti” fece realizzando uno strano occhiolino al suo confuso amico.

Duncan partì seguendo quelle che gli aveva suggerito Chainer, domandandosi ogni giorno se non si fosse sognato tutto, “Vai a Dominarla, incontra Mishra” dicevano le istruzione.
Nel suo cammino incontrò diversi orchi che guidati dal loro istinto animale e percepito il pericolo preferirono unirsi a lui nel suo viaggio, e le sue file crebbero sempre più. La vicinanza con i suoi, ormai, simili gli fece riacquistare parte della sua originaria malvagità riuscendo finalmente a bilanciare i lui i suoi sentimenti e rendendolo ora completo e forte abbastanza per trasformare il suo gruppetto di orchi in un esercito parecchio temuto conscio anche del fatto che se si fosse fatto un nome sarebbe stato Mishra a trovare lui e non il contrario, e fu infatti così, anche se non nel modo che si aspettava… infatti dopo una battaglia che aveva dell’incredibile, un intero esercito di orchi temuto e rispettato sconfitto da un pugno di soldati in uno scontro dettato totalmente dalla strategia e non dai numeri, si ritrovò rinchiuso nelle segrete del castello di Mishra.

Circondato dal tanfo della muffa e dei topi morti Duncan passava il suo tempo a pensare al disastroso scontro avuto, e al minimo rumore di passi si fiondava alla porta e gridava “Sono qui per conto di Chainer, sono qui per conto di Chainer”, e sempre così fino allo scomparire del rumore dei passi. Non sapeva se ciò che faceva fosse di aiuto o tutto il contrario ma non sapendo che fare continuò, fin tanto che un giorno fu condotto in catene al cospetto del re e gli furono chieste spiegazioni.

Man mano che passava il tempo lo stregone si accorgeva come tutto quello che gli stava succedendo fossero dei piccoli tasselli di un puzzle che si stavano mettendo in ordine prendendo forma un qualcosa che aveva dell’incomprensibile per lui, come se delle forze più grandi di se ed eteree stessero muovendo le fila del suo destino, e fu allora che il suo rispetto per Chainer si trasformò in timore.

Parlando con Duncan anche Mishra infine apprezzò il potere che quell’uomo emanava dal suo corpo e preferì averlo al suo servizio, temendolo anche in parte ma anche questo motivo lo convinse a tenerselo vicino.

Fu fatto passare qualche altro giorno e poi venne convocato nel salone del trono, li si trovò in un’immensa stanza con un trono in fondo al centro di essa, in cima a 4 gradini; un gradino più giù vi erano altri 3 troni, due dei quali occupati e un terzo vuoto. Furono fatte subito le presentazioni, si trattava di 2 dei 3 decani, le cariche più alte nel regno di Dominarla seconde solo a quella del Signore del Tempio, “Questi che vedi al mio fianco sono Xfabry e Jonny2080…”ci fu una breve pausa “e il posto vuoto che vedi sarebbe dovuto essere occupato da Chainer che tu già conosci”, lo stupore si dipinse nel cuore dello stregone che come sua abitudine non fece trapelare i suoi sentimenti ma rimase impassibile.
Gli fu ordinato di viaggiare per il continente e di tornare in questa città solo quando avrebbe radunato al suo servizio un esercito, degno di questo nome, che avrebbe combattuto per i TI. Non fu lunga l’attesa, nemmeno un mese e Duncan tornò a capo di un esercito di 3000 orchi. Un tale gesto portò lustro e fama allo stregone che fu promosso in brevissimo tempo a Cavaliere e fu presentato a Mastro Sponge, valente maestro di guerra e coordinatore di azioni di gruppo, che introdusse Duncan a quelli che erano i suoi obblighi e i suoi obbiettivi. Non fu difficile per lui accettarli visto che parte di essi coincidevano con i suoi desideri, distruggere depredare e conquistare. E fu allora che Duncan capì che per ottenere il potere assoluto avrebbe dovuto lavorare con calma, avrebbe dovuto lavorare per se e per gli altri, avrebbe dovuto lavorare per i TI affinché diventassero forti, avrebbe dovuto lavorare in modo tale da ottenere prestigio all’interno della gilda e avvicinarsi al potere che lui cercava.

Gli fu concesso di crearsi una città in questo continente e lì vi si stabilì con orgoglio, e chiamò la città Arkham, forse perché il nome richiamava l’”arcano”, come tutti gli avvenimenti che gli erano successi, o forse solo perché fu la prima parola che gli venne in mente cercando il nome della città, ancora una volta come se delle forze esterne, aliene e molto potenti avessero posizionato un altro dei loro tasselli in quell’oscuro progetto che sembrava guidare tutte le sue mosse da quando ebbe coscienza dei suoi poteri.

I suoi ricordi terminavano li, interrotti da delle urla che provenivano da fuori, senza perdere tempo uscì dalla tenda dove risiedeva e si rivolse al suo generale “Che diavolo succede, che è tutto questo baccano??”
Senza parole io generale indicò il cielo e li una nave fluttuante viaggiava nel cielo; da quando fu Cavaliere fino a quel momento aveva avuto diverse occasioni di incontrare Chainer e riconobbe subito uno dei mezzi preferiti dell’alchimista e per nulla distratto dall’avvenimento urlò “Stupida marmaglia incolta e ignorante, non distraetevi e prendete le vostre posizioni, siamo in assedio di una città, non in vacanza a divertirci” e dette queste parole tutti gli orchi e i troll ripresero le loro posizioni schiacciati dalla paura, mentre Duncan riprendeva a studiare una strategia per conquistare il castello.

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